Il borgo scomparso di Calvanello ed i ruderi del castello
Allontanandosi da San Pietro al Tanagro, quasi raggiungendo il paese limitrofo di San Rufo, su un cocuzzolo resistono ancora alla furia del tempo e dell’uomo i ruderi del Castello di Calvanello databili tra il IX ed il X secolo, periodo in cui si sviluppò il vasto fenomeno d’incastellamento manifestatosi attraverso il moltiplicarsi di castelli e fortificazioni in difesa delle scorrerie saracene.
Dell’antico borgo che si sviluppava ai piedi del maniero non restano invece tracce evidenti.
Calvanello non rappresentò mai una struttura residenziale ma una struttura di guardia, fulcro del borgo fortificato capace di accogliere entro le proprie mura gruppi di famiglie che qui trovavano riparo, prestando in cambio la manodopera nelle terre del proprietario.
Tutto ciò ebbe origine soprattutto come difesa dalle continue incursioni dei temuti pirati Saraceni e poi dei Normanni, a cui si aggiunsero il brigantaggio locale e le guerriglie tra le città e i borghi che si contendevano territori e poteri.
Questo giustifica la presenza della torre di avvistamento collocata sulla cima e di un fabbricato costruito un po’ più giù destinato al corpo di guardia. A metà circa dei due edifici si trova una cisterna, che assicurava la sopravvivenza nei periodi di assedio prolungato.
Questi aspetti identificano tutta la struttura come avamposto militare, grazie alla sua posizione strategica dovuta all’ubicazione su una sommità a oltre 700 m s.l.m. e alla sua visuale di copertura su gran parte del Vallo di Diano. Una simile collocazione permetteva di comunicare visivamente con l’importantissimo Castello di Teggiano e con altri castelli della valle.
La sua distruzione e quella dell’omonimo borgo circostante da parte, sembra, del vicino e ormai scomparso borgo di San Marzano, si verificò probabilmente tra il Trecento ed il Quattrocento.